Vitis Silvestris “Millenaria" riscoperta in Sardegna

Ad Urzulei, in Sardegna, nella valle boccata di Bacu Bidalesti, i pastori si sono tramandati la presenza di una vite selvatica considerata "millenaria", la Vitis Silvestris, che è la madre del 99% circa dei vitigni coltivati nel mondo. Lo splendido esemplare sardo, di ceppo maschile si presenta con un fusto di 135 cm di conferenza presso la base, da cui si dipartono alcuni fusti contorti a serpentone, che possono superare i 40 metri di lunghezza, i cui tralci sovrastano la chioma degli alberi tutori del bosco.  Intorno esistono una ventina di femmine e ermafrodite portanti grappoli, di questa preziosa specie, per la quale oggi Mario Fregoni, ordinario di Viticoltura presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, ne ha proposto la protezione e la valorizzazione per scopi genetici, di ricerca, per vini e prodotti nutraceutici, data l'elevata ricchezza di polifenoli. 

La Vitis Silvestris fu trasformata a partire dal Neolitico, nel 6.000 a.C, da vite dioica a vite ermafrodita, ossia in "Vitis vinifera sativa", debuttando nelle regioni dell'Anatolia, Caucaso e Mesopotamia per concludersi in Europa centrale in epoca romana. La domesticazione della Vitis Silvestris diede origine a varietà geneticamente e ampelograficamente diverse che il russo A.M. Negrul classificò in tre grandi gruppi: Proles Orientalis, Proles Pontica e Proles Occidentalis. La domesticazione in Italia si è svolta a partire dal 3.000 a.C. in tutte le regioni con la selezione dei vitigni autoctoni.